La Leggenda di Predi Murru

La Leggenda di Predi Murru

LA LEGGENDA DI PREDI MURRU

Stiamo per narravi la Leggenda di Predi Murru, presunta origine di Su Cohone ‘e Vrores, preparato in occasione della festa di San Giovanni Battista, patrono di Fonni.

la leggenda di predi murru

Il 1865 fu un anno tremendo per i contadini e per i pastori di Fonni. Un’ invasone di cavallette distrusse grano e orzo. La gente chiese l’ intercessione del Santo Patrono, San Giovanni Battista, ma fu tutto inutile.
Le stesse benedizioni dei campi da parte dei sacerdoti non produssero gli effetti sperati.
Nella disperazione si fece ricorso a tutto, anche alle pratiche magico-religiose.
In Barbagia aveva gran fama di essere un maiargiu (mago) un certo Predi Murru, un prete che con il suo asinello andava in giro per gli ovili a chiedere l’ elemosina in compagnia di un frate del Convento della Madonna dei Martiri.

Si racconta che un giorno..

Si racconta che un giorno, mentre erano in corso i festeggiamenti in onore di San Francesco, Predi Murru, sempre in compagnia del frate, stesse per avvicinarsi ad un ovile tra Orune, Lollove e Nuoro, dove vi erano pastori di pecore, tra i quali alcuni fonnesi; alla vista dei due religiosi, gli uomini esclamarono: “arrivano i corvi, sleghiamo i cani!”.

Mentre i feroci animali, cinque o sei cani, stavano per avventarsi contro i due mendicanti, Predi Murru impugnò un crocifisso che portava sempre con se è pronunciò queste parole: “a tra bos atteros!” (“Fra di voi!”).
A quel punto i cani si azzannarono a vincenda finchè non trovarono la morte.
Oltre al crocifisso il prete portava con se un corno di cervo contenente dell’olio e della cera che, come sia sa, sono strumenti per i riti magico-religiosi.

Quando erano gli uccelli a danneggiare il raccolto, allora recitava in questo modo: <<Baidinde isturru/ non tinde papes sa gheressia/ in ordine de Pedri Murru/ e de tottu sa legge ‘e Cressia (Vattene storno/ non mangiarti le ciliegie/ per ordine del sacerdote Murru/ e di tutta la legge della Chiesa). Deo so Pedri Murru/ e so amigu de sa Cressia/ arrecumando a s’isturru/ chi mi rispette sa gheressia (Io sono il prete Murru/ e sono amico della Chiesa/ comando allo storno/ che mi rispetti le ciliegie)>>.

Una volta lo storno gli rispose:<<E deo so s’isturru/ innimigu de sa Cressia/ minde papo sa gheressia/ e minde frigo de Pedri Murru (Ed io sono lo storno/ nemico della chiesa/ mi mangio le ciliegie/ e non mi importa del prete Murru)>>.

Ma Predi Murru non era San Francesco e quando benediceva eseguendo con la mano tre segni della croce, come per incanto, gli uccelli cessavano di vivere.
Pedri Murru dunque chiamato dai fonnesi, giunse con il suo asinello nel centro barbaricino.

Informato della situazione, il religioso andò a benedire le campagne del paese, invase dalle cavallette.
Nella zona di Harpile, tra S’ Alinu e Pithu e’ Monte, a sette chilometri da Fonni, secondo il racconto si svolse il rito che produsse i suoi effetti, con un imprevisto però: sparirono le cavallette, ma con esse anche sos isturros, truddos e tacculas (stornelli, tordi e taccole).

Per fortuna si salvarono sos cucos (i cuculi), e rimasero i nidi di altri uccelli con le rispettive uova.

Allora due o tre cuculi prepararono un grande nido, ed anche i contadini della zona si impegnarono a dare una mano d’aiuto. I cuculi trasportarono dai piccoli nidi le uova delle varie  specie per collocarle nel grande nido finto e procedere così alla covata.
Dopo un pò di tempo un uovo di storno si schiuse prima degli altri, e al primo volo su puggioneddu si pose sul dorso del cuculo.

In seguito si schiusero altre uova e la campagna si ripopolò di nuovo con uccellini di tante specie. Da quel giorno la vita riprese di nuovo il suo cammino normale e la terra tornò a produrre.

L’ anno successivo, nel 1866, i contadini confezionarono Su Cohone ‘e Vrores, in ricordo del nido che diede la vita agli uccelli e fece rifiorire i campi.  Nei giorni nostri la scena viene riproposta in Su Cohone ‘e Vrores con una differenza: il cuculo non è considerato come tale ma prende il nome di gallina.

Si dice che da quella data, nella ricorrenza di San Giovanni, Su Cohone ‘e Vrores fece la sua comparsa in processione.

 

 

Leggenda presa da “S’istangiartu, tradizioni equestri di Fonni” – di Michele Carta e Salvatore Ligios

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